Storie di donne, letteratura di genere/ 52 – Di Luciana
Grillo
04/03/2015
Liliana Bellone, Eva Perón, allieva di Nervo – Non è una
semplice biografia, né un romanzo, ma un «esemplare testo polifonico»
Titolo: Eva Perón, allieva di Nervo
Autrice: Bellone Liliana
Editore: Oêdipus
Pagine: 184, brossura
Pubblicato: 14 novembre 2014
Prezzo di copertina: € 12,50
Questo ennesimo tributo a Eva Perón è certamente molto
originale nella sua struttura: non è infatti semplicemente una biografia, né un
romanzo, ma un «esemplare testo polifonico» in cui si incrociano monologhi,
testi teatrali, citazioni poetiche, memorie letterarie: al centro, una
sarabanda di numeri che creano una sorta di mappa in cui ritroviamo il 4 e i
suoi multipli, il 3 e ricordi danteschi, fino alla conclusione che i numeri
pari riguardano Peròn, i dispari Evita.
In sostanza, il destino di Eva è segnato da una mappa
numerologica per cui si è invitati a pensare che la vita breve ma intensa di
questa giovane donna sia il prodotto di una serie di fatti ai quali mai sarebbe
stato possibile sfuggire.
Basti pensare che Eva nacque il 24 giugno, lo stesso giorno
in cui, qualche anno dopo, in un incidente aereo sarebbe morto Carlo Gardèl;
che conobbe Peròn - nato l’8 ottobre - il 22 gennaio del 1944; che lo sposò il
22 ottobre; che suo padre morì l’8 gennaio.
Insomma, il 4, la sua metà e il suo doppio ritornano
continuamente nella vita di Eva Duarte.
E nella sua morte: le orchidee che accompagnarono la bara di
Eva formavano un nastro di 8 metri, il 16 maggio fu il giorno del funerale, il
corpo trafugato fu poi restituito a Peròn il 4 settembre…
Alle apparizioni di Evita – bambina, attrice, annunciatrice
radiofonica, difensora degli oppressi, sposa amata di Peròn, figlia di Juana e
di un padre da «condividere» con altre figlie di un’altra moglie – fa da sfondo
un’Argentina vivace, soprattutto campeggia Buenos Aires, che Eva attraversa con
leggerezza, ora per andare a recitare in teatro, ora per incontrare
sindacalisti e operai, o poeti.
Altro aspetto che rende interessante e originale questo
libro, è la presenza «sotterranea» del poeta Amado Nervo, che Evita ha imparato
ad amare dai tempi della scuola, quando era invitata a declamarne i versi.
Ci sono versi che ritroviamo, come un ritornello delle
canzoni popolari:
«Oramai per sempre esclusa / Dalla odiata vecchiaia…»
Fin da bambina, Eva fu sfiorata dalla morte, ad esempio
quando si bruciò con olio bollente; ma da quella terribile esperienza, la pelle
di Eva si rinnovò completamente e diventò la sua famosa “pelle di madreperla”.
Eva e Juan Peròn si amarono intensamente, una volta l’uomo,
ben più maturo di lei, la rincorse nelle strette vie del centro di Buenos Aires
«come un adolescente… La seguì tra gli edifici e il tempo. L’amore non è tanto
semplice e gli appartengono fughe e incontri…»
Così procede questa speciale biografia, con voci narranti
diverse che si intrecciano e sovrappongono: parla la madre, chiama Cholita la
sua bimba, ne ricorda l’infanzia, i giochi, la incredibile magrezza; racconta
la stessa Eva, rivive il suo passato, rievoca la nonna Petronia, le sorelle,
l’amato fratellino Juancito… e poi compare il misterioso Joaquìn De Genaro che
ce la descrive giovanissima attrice, vibrante rivoluzionaria impegnata a
frequentare sia i centri culturali bohèmien che i circoli sindacali.
A proposito di Joaquin, l’autrice – poetessa, scrittrice e
saggista argentina, di origini piemontesi – avverte che lo conobbe «in una
antica libreria della Avenida de Mayo, in uno di quei pomeriggi
malinconicamente autunnali, propri di Buenos Aires… Recitava a memoria le
poesie di Nervo, Darìo e Lugones… mi lasciò leggere alcuni suoi testi intrisi
di ciò che definirei come romantico delirio, nei quali alludeva ad una sua
relazione con Evita… Ora, trascorsi alcuni anni, non so più nulla di Joaquin De
Genaro, avendolo perso di vista – in verità, è scomparso senza lasciare
traccia… »
Juan Peròn, l’uomo tanto amato, che aveva lo stesso nome del
padre di Eva, Juan Duarte, le parla con tenerezza, quando ormai è già morta: «Evita
fu intensa. Per questo non poté vivere di più. Si bruciò nella sua passione,
nella sua propria energia, come le farfalle d’estate che si agglomerano vicino
alla luce dei lampioni… Quanto tempo sei stata con me, Chinita?... dal ’44 al
’52. Sì, a pensarlo bene, sei stata solo otto anni, otto anni della mia lunga
vita, otto anni di gloria, perché i miei anni con te furono la gloria. Dopo fu
il dolore, l’esilio, la vecchiaia, nessuna gioia…»
Dunque, tra un destino che sembra già segnato, incontri per
così dire casuali, impegno sociale e politico, e soprattutto un grande amore,
si srotola la storia di Eva Duarte Perón, nata nel 1919, anno della morte di
Amado Nervo e Rosa Luxemburg e ri-nata (nei documenti matrimoniali) nel 1922;
morta a 33 anni (!) nel 1952, dopo che la sua agonia era stata seguita dal
mondo intero…
Una menzione speciale, a mio avviso, è dovuta al traduttore
che si è impegnato con coraggio, districandosi abilmente fra «romanzo – dramma
– tetragramma – crisalide».
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