La straordinaria
Evita Peron nel romanzo
targato Salerno
La casa editrice
Oedipus ha già presentato il volume a Venezia e Milano
Nel testo di Liliana
Bellone importante lavoro del traduttore Saul M. Forte
31 dicembre 2014
SALERNO. Una donna così bella da
risultare perfetta per le fotografie, una pasionaria sempre pronta a scendere
in campo per il popolo, donna impegnata nel privato e figura pubblica di primo
piano, amata e odiata, conosciuta e mitizzata. Tutti aspetti della figura
poliedrica di María Eva Duarte de Perón, da tutti conosciuta con l’affettuoso
diminutivo spagnolo di Evita. Fu attrice, attivista politica, sindacalista e
filantropa, nonché seconda moglie del presidente Juan Domingo Perón e first
lady dell'Argentina dal 1946 fino alla precoce morte nel 1952, quando fu
stroncata da un tumore a soli 33 anni. Anche se venerata nella sua terra come
una santa laica, ci sono ancora lati oscuri, enigmatici, malinconici e
sfuggenti del suo carattere e della sua vita mai pianamente indagati. Prova a
farlo ora la scrittrice Liliana Bellone, nel romanzo “Eva Peron – allieva di
Nervo”. Prima di giungere nelle librerie il testo – pubblicato dalla casa
editrice salernitana Oèdipus - è stato presentato a Venezia, per iniziativa
dell’Università Ca’ Foscari e durante l’ultima edizione di BookCity di Milano.
Difficile definire il romanzo di Bellone che è un’apprezzata poetessa argentina
e che, come tale, ha intriso storia, biografia e prosa romanzesca di un sottile
velo poetico. Nell’intreccio si struttura un romanzo polifonico a più voci,
dove diversi comprimari danno una loro descrizione dell’eroina. Ciascuno
racconta la Eva che ha conosciuto e attraverso di lei narra l’Argentina di
quegli anni, i sogni dei descamisados e gli intrighi del potere. Non poteva
mancare la voce della stessa protagonista, tra struggenti ricordi dell’infanzia
nel paese povero di Los Toldos, le ispirazioni di attrice e rivoluzionaria e
gli aspetti estetico-poetici, come dal titolo del libro che si richiama
all’influsso del grande poeta Amado Nervo. Di fatto, dal punto di vista lirico
il romanzo della Bellone è un fitto intreccio di citazioni poetiche e il lavoro
del traduttore Saul M. Forte – salernitano anche lui – non è stato certo
facile, avendo dovuto portare in lingua italiana una piccola antologia di versi
sparsi e affascinanti richiami testuali, che farciscono un romanzo sempre
sospeso sul confine del realismo mágico tipicamente sudamericano. Scrive
nell’introduzione Rosa Maria Grillo: “L’editoria italiana non è stata avara in
pubblicazioni su Eva Perón, ma mancava un romanzo che volutamente si
allontanasse dalle strettoie del giornalismo e potesse restituire al
personaggio Eva Perón quella dimensione romanzesca che la sua vita, e ancor più
la sua morte, le avevano cucito addosso”.
Paolo Romano
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La straordinaria Evita Peron nel
romanzo
targato Salerno
La casa editrice Oedipus ha già
presentato il volume a Venezia e Milano
Nel testo di Liliana Bellone
importante lavoro del traduttore Saul M. Forte
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Storie di donne, letteratura di
genere/ 52 – Di Luciana Grillo
04/03/2015
Liliana Bellone, Eva Perón,
allieva di Nervo – Non è una semplice biografia, né un romanzo, ma un
«esemplare testo polifonico»
Titolo: Eva Perón, allieva di Nervo
Autrice: Bellone Liliana
Editore: Oêdipus
Pagine: 184, brossura
Pubblicato: 14 novembre 2014
Prezzo di copertina: € 12,50
Questo ennesimo tributo a Eva
Perón è certamente molto originale nella sua struttura: non è infatti
semplicemente una biografia, né un romanzo, ma un «esemplare testo polifonico»
in cui si incrociano monologhi, testi teatrali, citazioni poetiche, memorie
letterarie: al centro, una sarabanda di numeri che creano una sorta di mappa in
cui ritroviamo il 4 e i suoi multipli, il 3 e ricordi danteschi, fino alla
conclusione che i numeri pari riguardano Peròn, i dispari Evita.
In sostanza, il destino di Eva è
segnato da una mappa numerologica per cui si è invitati a pensare che la vita
breve ma intensa di questa giovane donna sia il prodotto di una serie di fatti
ai quali mai sarebbe stato possibile sfuggire.
Basti pensare che Eva nacque il
24 giugno, lo stesso giorno in cui, qualche anno dopo, in un incidente aereo
sarebbe morto Carlo Gardèl; che conobbe Peròn - nato l’8 ottobre - il 22
gennaio del 1944; che lo sposò il 22 ottobre; che suo padre morì l’8 gennaio.
Insomma, il 4, la sua metà e il
suo doppio ritornano continuamente nella vita di Eva Duarte.
E nella sua morte: le orchidee
che accompagnarono la bara di Eva formavano un nastro di 8 metri, il 16 maggio
fu il giorno del funerale, il corpo trafugato fu poi restituito a Peròn il 4
settembre…
Alle apparizioni di Evita –
bambina, attrice, annunciatrice radiofonica, difensora degli oppressi, sposa
amata di Peròn, figlia di Juana e di un padre da «condividere» con altre figlie
di un’altra moglie – fa da sfondo un’Argentina vivace, soprattutto campeggia
Buenos Aires, che Eva attraversa con leggerezza, ora per andare a recitare in
teatro, ora per incontrare sindacalisti e operai, o poeti.
Altro aspetto che rende
interessante e originale questo libro, è la presenza «sotterranea» del poeta
Amado Nervo, che Evita ha imparato ad amare dai tempi della scuola, quando era
invitata a declamarne i versi.
Ci sono versi che ritroviamo, come
un ritornello delle canzoni popolari:
«Oramai per sempre esclusa /
Dalla odiata vecchiaia…»
Fin da bambina, Eva fu sfiorata
dalla morte, ad esempio quando si bruciò con olio bollente; ma da quella
terribile esperienza, la pelle di Eva si rinnovò completamente e diventò la sua
famosa “pelle di madreperla”.
Eva e Juan Peròn si amarono
intensamente, una volta l’uomo, ben più maturo di lei, la rincorse nelle
strette vie del centro di Buenos Aires «come un adolescente… La seguì tra gli
edifici e il tempo. L’amore non è tanto semplice e gli appartengono fughe e
incontri…»
Così procede questa speciale
biografia, con voci narranti diverse che si intrecciano e sovrappongono: parla
la madre, chiama Cholita la sua bimba, ne ricorda l’infanzia, i giochi, la
incredibile magrezza; racconta la stessa Eva, rivive il suo passato, rievoca la
nonna Petronia, le sorelle, l’amato fratellino Juancito… e poi compare il
misterioso Joaquìn De Genaro che ce la descrive giovanissima attrice, vibrante
rivoluzionaria impegnata a frequentare sia i centri culturali bohèmien che i
circoli sindacali.
A proposito di Joaquin, l’autrice
– poetessa, scrittrice e saggista argentina, di origini piemontesi – avverte
che lo conobbe «in una antica libreria della Avenida de Mayo, in uno di quei pomeriggi
malinconicamente autunnali, propri di Buenos Aires… Recitava a memoria le
poesie di Nervo, Darìo e Lugones… mi lasciò leggere alcuni suoi testi intrisi
di ciò che definirei come romantico delirio, nei quali alludeva ad una sua
relazione con Evita… Ora, trascorsi alcuni anni, non so più nulla di Joaquin De
Genaro, avendolo perso di vista – in verità, è scomparso senza lasciare
traccia… »
Juan Peròn, l’uomo tanto amato,
che aveva lo stesso nome del padre di Eva, Juan Duarte, le parla con tenerezza,
quando ormai è già morta: «Evita fu intensa. Per questo non poté vivere di più.
Si bruciò nella sua passione, nella sua propria energia, come le farfalle
d’estate che si agglomerano vicino alla luce dei lampioni… Quanto tempo sei
stata con me, Chinita?... dal ’44 al ’52. Sì, a pensarlo bene, sei stata solo
otto anni, otto anni della mia lunga vita, otto anni di gloria, perché i miei
anni con te furono la gloria. Dopo fu il dolore, l’esilio, la vecchiaia,
nessuna gioia…»
Dunque, tra un destino che sembra
già segnato, incontri per così dire casuali, impegno sociale e politico, e
soprattutto un grande amore, si srotola la storia di Eva Duarte Perón, nata nel
1919, anno della morte di Amado Nervo e Rosa Luxemburg e ri-nata (nei documenti
matrimoniali) nel 1922; morta a 33 anni (!) nel 1952, dopo che la sua agonia
era stata seguita dal mondo intero…
Una menzione speciale, a mio
avviso, è dovuta al traduttore che si è impegnato con coraggio, districandosi
abilmente fra «romanzo – dramma – tetragramma – crisalide».
Luciana Grillo
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