lunes, 24 de agosto de 2015

Storie di donne, letteratura di genere

Storie di donne, letteratura di genere/ 52 – Di Luciana Grillo

04/03/2015
Liliana Bellone, Eva Perón, allieva di Nervo – Non è una semplice biografia, né un romanzo, ma un «esemplare testo polifonico»
Titolo: Eva Perón, allieva di Nervo
Autrice: Bellone Liliana
Editore: Oêdipus
Pagine: 184, brossura
Pubblicato: 14 novembre 2014
Prezzo di copertina: € 12,50

Questo ennesimo tributo a Eva Perón è certamente molto originale nella sua struttura: non è infatti semplicemente una biografia, né un romanzo, ma un «esemplare testo polifonico» in cui si incrociano monologhi, testi teatrali, citazioni poetiche, memorie letterarie: al centro, una sarabanda di numeri che creano una sorta di mappa in cui ritroviamo il 4 e i suoi multipli, il 3 e ricordi danteschi, fino alla conclusione che i numeri pari riguardano Peròn, i dispari Evita.
In sostanza, il destino di Eva è segnato da una mappa numerologica per cui si è invitati a pensare che la vita breve ma intensa di questa giovane donna sia il prodotto di una serie di fatti ai quali mai sarebbe stato possibile sfuggire.
Basti pensare che Eva nacque il 24 giugno, lo stesso giorno in cui, qualche anno dopo, in un incidente aereo sarebbe morto Carlo Gardèl; che conobbe Peròn - nato l’8 ottobre - il 22 gennaio del 1944; che lo sposò il 22 ottobre; che suo padre morì l’8 gennaio.
Insomma, il 4, la sua metà e il suo doppio ritornano continuamente nella vita di Eva Duarte.
E nella sua morte: le orchidee che accompagnarono la bara di Eva formavano un nastro di 8 metri, il 16 maggio fu il giorno del funerale, il corpo trafugato fu poi restituito a Peròn il 4 settembre…

Alle apparizioni di Evita – bambina, attrice, annunciatrice radiofonica, difensora degli oppressi, sposa amata di Peròn, figlia di Juana e di un padre da «condividere» con altre figlie di un’altra moglie – fa da sfondo un’Argentina vivace, soprattutto campeggia Buenos Aires, che Eva attraversa con leggerezza, ora per andare a recitare in teatro, ora per incontrare sindacalisti e operai, o poeti.
Altro aspetto che rende interessante e originale questo libro, è la presenza «sotterranea» del poeta Amado Nervo, che Evita ha imparato ad amare dai tempi della scuola, quando era invitata a declamarne i versi.
Ci sono versi che ritroviamo, come un ritornello delle canzoni popolari:
«Oramai per sempre esclusa / Dalla odiata vecchiaia…»
Fin da bambina, Eva fu sfiorata dalla morte, ad esempio quando si bruciò con olio bollente; ma da quella terribile esperienza, la pelle di Eva si rinnovò completamente e diventò la sua famosa “pelle di madreperla”.
Eva e Juan Peròn si amarono intensamente, una volta l’uomo, ben più maturo di lei, la rincorse nelle strette vie del centro di Buenos Aires «come un adolescente… La seguì tra gli edifici e il tempo. L’amore non è tanto semplice e gli appartengono fughe e incontri…»

Così procede questa speciale biografia, con voci narranti diverse che si intrecciano e sovrappongono: parla la madre, chiama Cholita la sua bimba, ne ricorda l’infanzia, i giochi, la incredibile magrezza; racconta la stessa Eva, rivive il suo passato, rievoca la nonna Petronia, le sorelle, l’amato fratellino Juancito… e poi compare il misterioso Joaquìn De Genaro che ce la descrive giovanissima attrice, vibrante rivoluzionaria impegnata a frequentare sia i centri culturali bohèmien che i circoli sindacali.
A proposito di Joaquin, l’autrice – poetessa, scrittrice e saggista argentina, di origini piemontesi – avverte che lo conobbe «in una antica libreria della Avenida de Mayo, in uno di quei pomeriggi malinconicamente autunnali, propri di Buenos Aires… Recitava a memoria le poesie di Nervo, Darìo e Lugones… mi lasciò leggere alcuni suoi testi intrisi di ciò che definirei come romantico delirio, nei quali alludeva ad una sua relazione con Evita… Ora, trascorsi alcuni anni, non so più nulla di Joaquin De Genaro, avendolo perso di vista – in verità, è scomparso senza lasciare traccia… »

Juan Peròn, l’uomo tanto amato, che aveva lo stesso nome del padre di Eva, Juan Duarte, le parla con tenerezza, quando ormai è già morta: «Evita fu intensa. Per questo non poté vivere di più. Si bruciò nella sua passione, nella sua propria energia, come le farfalle d’estate che si agglomerano vicino alla luce dei lampioni… Quanto tempo sei stata con me, Chinita?... dal ’44 al ’52. Sì, a pensarlo bene, sei stata solo otto anni, otto anni della mia lunga vita, otto anni di gloria, perché i miei anni con te furono la gloria. Dopo fu il dolore, l’esilio, la vecchiaia, nessuna gioia…»
Dunque, tra un destino che sembra già segnato, incontri per così dire casuali, impegno sociale e politico, e soprattutto un grande amore, si srotola la storia di Eva Duarte Perón, nata nel 1919, anno della morte di Amado Nervo e Rosa Luxemburg e ri-nata (nei documenti matrimoniali) nel 1922; morta a 33 anni (!) nel 1952, dopo che la sua agonia era stata seguita dal mondo intero…
Una menzione speciale, a mio avviso, è dovuta al traduttore che si è impegnato con coraggio, districandosi abilmente fra «romanzo – dramma – tetragramma – crisalide».

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